Ci sono fiumi al Lagaccio?

La risposta breve è “sì”, anche se non sono proprio dei fiumi. Sono dei rii, dei piccoli torrenti. D’altra parte è facile intuirlo: il Lagaccio è una valle e le valli, da sempre, nascono perché “scavate” nel corso dei millenni dai fiumi. Inoltre, il Lagaccio si chiama così perché, dal 1500 circa fino al 1970, ospitava un lago artificiale (di questo, magari, ne parleremo in un altro articolo) alimentato, quindi, da fiumi.

Il lago artificiale, interrato negli anni ’70, e i corsi d’acqua del Lagaccio: in rosso i tratti interrati, in azzurro quelli a cielo aperto.

Comunque, dicevamo, al Lagaccio scorrono diversi torrenti. I principali sono tre: il Rio Lagaccio, il Rio Granarolo e il Rio Cinque Santi. Il Rio Lagaccio è il più importante e nasce dal Peralto, sfociando a mare oltre la stazione ferroviaria di Genova Principe. Gli altri due, invece, sono i suoi affluenti.

Perché, allora, questi torrenti non si vedono? Beh, perché scorrono sottoterra: nel corso degli anni, con la costruzione di case e strade, per guadagnare terreno edificabile, sono stati coperti o, come si dice in gergo, “tombati”.

Il Rio Lagaccio al di sotto dell’ex-caserma Gavoglio

Questa operazione di copertura, usata in passato per la necessità di ricavare nuovi spazi su cui costruire, porta con sé numerosi svantaggi: umidità detta “di risalita” nei muri delle case edificate sopra di essi, inquinamento delle acque e difficoltà di manutenzione dei greti, diminuzione della portata d’acqua con conseguente rischio di alluvioni, ecc.

Per capire quanto possa essere pericoloso l’ultimo punto, abbiamo ben presente quanto è successo a Genova con le tragiche esondazioni del Rio Ferreggiano e del Torrente Bisagno. Per impedirne di nuove, dopo anni di lavoro, è stato ultimato in questi mesi lo scolmatore. Genova, per intenderci, ha 54 chilometri di corsi d’acqua che scorrono in gallerie che si sono dimostrate pericolosamente troppo strette.

Il Rio Lagaccio, per quanto piccolo e dal percorso piuttosto breve, non è da meno: nella notte tra il 9 e il 10 ottobre 2014, il fiume sotterraneo straripò, allagando la stazione della metropolitana di Genova Principe. Fortunatamente, ciò avvenne di notte quando il servizio era chiuso al pubblico e, per questo, non ci furono morti o feriti. La stazione rimase chiusa per due mesi.

E’ evidente, quindi, cha la prevenzione del rischio per i rii sotterranei è di primaria importanza. Per questo motivo, quando l’amministrazione Doria decise di avviare il progetto del nuovo parco urbano, si puntò molto sul consolidamento e la messa in sicurezza della parte idrogeologica.

Per realizzare questo obiettivo, l’ottimo strumento fu quello del bando europeo “Horizon 2020” che venne vinto con il progetto “Unalab” e, grazie al quale, venne reperita una parte consistente dei finanziamenti necessari alla costruzione del parco.

Il cantiere all’interno dell’ex-caserma Gavoglio

Attualmente, il cantiere di messa in sicurezza del Rio Lagaccio, che vede impiegata l’azienda regionale IRE (Infrastrutture Recupero Energia) sotto la guida dell’Arch. Valcalda, è in fase di completamento e dovrebbe essere ultimata entro l’autunno del 2021.

Una parte integrante e fondamentale di questi interventi strutturali saranno i successivi lavori di costruzione del parco che, attraverso soluzioni naturalistiche ed ecologiche, consentiranno alle acque piovane di essere gradualmente assorbite dal terreno, regolarizzando la portata d’acqua del Rio Lagaccio e, quindi, riducendo il rischio di future alluvioni.

Ringraziamo Antonio Travi, Luciano Rosselli e gli amici del Coordinamento Ligure Studi Militari per le fotografie che vedete in questo articolo. Andate a visitare la loro meravigliosa pagina Facebook!
Ho avuto il piacere di intervistare Antonio che ci ha raccontato nel dettaglio il loro viaggio nelle gallerie del Rio Lagaccio e un sacco di curiosità sulla loro attività di “speleologia urbani”: guardate il video dell’intervista su YouTube!